I precedenti, lo stato attuale per la sostituzione del Capo dello Stato
Quando il Parlamento si riunirà in seduta comune, probabilmente a partire da lunedì 24, sarà l’ultima volta nella storia repubblicana in cui a eleggere il presidente della Repubblica saranno chiamati oltre 1000 grandi elettori.
La riforma del taglio dei parlamentari, infatti, ha ridotto a 600 il numero di deputati e senatori e sarà dunque di ‘solo’ 600 lo zoccolo duro dei convocati per la scelta dell’inquilino del Quirinale quando, presumibilmente tra altri sette anni, si eleggerà il successore del prossimo Presidente. A questi 600 parlamentari andranno aggiunti i delegati regionali che attualmente sono 58 (3 per ogni regione, uno solo per la Valle d’Aosta).
Per ovviare alla sproporzione tra parlamentari e delegati regionali (questi ultimi con la nuova formulazione della Costituzione sarebbero circa un decimo della platea) si è già avviato in Parlamento l’iter di riforma dell’articolo 83 della Costituzione, uno dei cosiddetti correttivi alla riforma del taglio dei parlamentari, che ridurrebbe da tre a due i delegati per ogni regione.
Un disegno di legge a firma Federico Fornaro, sostenuto anche da Pd e M5s, prevede infatti che “all’elezione partecipano due delegati per ogni Regione, eletti dal Consiglio regionale in modo che sia assicurata la rappresentanza delle minoranze”. Il disegno di legge però, pur presentato, ha solo iniziato l’iter in commissione alla Camera, poi è stato messo in stand by su richiesta del centrodestra, che ha proposto di riprenderne l’esame solo dopo l’avvenuta elezione del nuovo Capo dello Stato. Se la riforma venisse approvata i grandi elettori scenderebbero dunque da 1008 a 639, se invece non venisse approvata sarebbero 658.
Va ricordato che l’elezione del capo dello Stato avviene a scrutinio segreto. Nei primi tre è richiesta la maggioranza di due terzi dell’assemblea (672), dal quarto è sufficiente la maggioranza assoluta (505).
Intanto la storia ci ricorda che solo Francesco Cossiga e Carlo Azeglio Ciampi riuscirono ad essere eletti entro i primi tre scrutini, quindi con il quorum dei due terzi, entrambi addirittura al primo voto. In tutti gli altri casi si è dovuto attendere la IV° votazione, fino ad arrivare al record di 23 scrutini per Giovanni Leone.
Ma in questo momento “a tenere banco” per l’elezione del post Mattarella è anche il coronavirus che potrebbe, in qualche modo, creare defezioni ed eventualità non programmate. Tra l’altro, fino ad ora, è anche escluso il voto da remoto dei grandi elettori.
Rumors molto accreditati, intanto, “scommettono” che nessuno tra i nomi in circolazione per la sostituzione di Sergio Mattarella, avrà chanches. Molti in queste ore stanno “spingendo” per proporre una donna verso l’elezione; sarebbe la prima volta, anche se alcune ci provarono: come Ottavia Penna di Buscemi, detta “la baronessa”, candidata dal movimento dell’Uomo qualunque, guidato dal commediografo Guglielmo Giannini.