Ogni anno i fulmini danneggiano oltre 830 milioni di alberi, uccidendone uno su quattro, e i danni che lasciano al suolo sono impressionanti.
Sono anni che i fulmini sono oggetto di studi approfonditi ma molti aspetti del loro comportamento non sono ancora stati chiariti del tutto. Sta di fatto che quando si scatenano nel cielo, procurano spettacoli di luce eccezionali. Il fulmine è infatti una potente scarica elettrica, con luce (il lampo) e suono (il tuono): il suo “habitat” sono le grandi nubi temporalesche, che da noi si creano soprattutto d’estate. È frutto delle cariche elettriche prodotte negli scontri tra goccioline d’acqua, cristalli di ghiaccio e graupel (grandine molle). Le scariche possono poi avvenire tra nube e suolo (le più temute, ma la minoranza), tra nube e nube o dentro una nube.
INCENDI. Il calore creato da un fulmine è impressionante. Può vaporizzare la linfa di un albero – la pressione che si crea fa esplodere il tronco – e scatenare incendi: uno studio Usa avverte che con il global warming i roghi innescati dai fulmini aumenteranno in zone come il Mediterraneo, dove gli ambienti saranno più secchi e caldi. Se la scarica attraversa un terreno sabbioso può fonderlo creando strutture vetrose tubolari, le folgoriti.
La zona più colpita del nostro Pianeta è la fascia tropicale, dove ogni anno oltre 800 milioni di alberi vengono danneggiati dai fulmini che colpiscono il suolo, e un quarto di questi muoiono: lo hanno stimato i ricercatori dello Smithsonian Tropical Research Institute. «I fulmini tendono a colpire gli alberi più grandi, nelle foreste tropicali», ha spiegato Evan Gora, del team. Dove cadono più folgori, ci sono in genere meno grandi alberi per ettaro.
SOPRAVVISSUTI. Nove persone su 10 sopravvivono a un fulmine: Roy Cleveland Sullivan, ranger di un parco Usa, fu colpito in sette diverse occasioni tra il 1942 e il 1977 e sopravvisse tutte le volte, tant’è che divenne famoso come il “Parafulmine umano”. La conseguenza più critica è comunque l’arresto cardiaco e infatti va fatta subito la rianimazione cardiopolmonare. Purtroppo, ci possono essere altri danni, anche a lungo termine, per esempio al sistema nervoso.
I RECORD. Il fulmine più lungo finora registrato ha illuminato il cielo del Brasile per 709 km nel 2018: praticamente, più della distanza in linea d’aria tra Milano e Salerno. Quello invece durato di più si è registrato sull’Argentina, nel 2019: 16,7 secondi. Sono i nuovi record e sono il doppio dei precedenti. Questi numeri sono stati rilevati da satellite, anziché da sensori a terra. Si trattava di fulmini tra nubi, che non hanno colpito il suolo e si sono verificati sulle pianure del Sudamerica: lì, i temporali si aggregano in “mostri temporaleschi” dove si accumulano enormi cariche elettriche.