Omelia del 14 febbraio 1985.
Santi Cirillo e Metodio, missionari che sapevano leggere i “segni dei tempi” (Vaticano II, Gaudium et Spes). Il forte desiderio dell’unità spirituale di tutti i credenti in Cristo spinse i due santi monaci, Cirillo e Metodio, a intraprendere una missione nella quale fu affidata l’evangelizzazione di una parte dell’Europa in via di sviluppo, come simbolo dell’unione di Est e Ovest. Ecco perché Cirillo e Metodio decisero di tradurre i libri sacri in lingua slava, “ponendo così le basi per la letteratura che poi si sviluppò in questa lingua” …
Lodare Dio nella propria lingua, preservare la coscienza nazionale e culturale, assicurare una profonda unità tra tutti i cristiani, orientale o occidentale, non è anche questa una missione confermata e raccomandata di recente dal Concilio Vaticano II?
Questo programma, avallato e raccomandato da Roma undici secoli fa, è stato sicuramente uno dei grandi “segni dei tempi” che annunciavano in anticipo il nuovo volto di un’Europa in via di sviluppo.
Nonostante tutti gli alti e bassi e i grandi problemi sorti nel corso della storia, possiamo vedere che la liturgia slava, e la cultura che si è sviluppata sulla base dell’opera di due santi monaci sono, ancora oggi, una testimonianza innegabile della continuazione vivente dell’eredità lasciata da Cirillo e Metodio.
Il desiderio di una completa unità dei cristiani si sente anche nel popolo slavo, soprattutto in periodi difficili della storia.