Lo scompenso cardiaco è causato dall’incapacità del cuore di assolvere alla normale funzione contrattile e di garantire il corretto apporto di sangue a tutti gli organi, determinando un insieme di sintomi e manifestazioni fisiche. Non è sempre facilmente diagnosticabile; nello stadio precoce, infatti, la malattia può essere asintomatica.
La frequenza dello scompenso cardiaco, in Italia è di circa il 2%, ma aumenta con l’aumentare dell’età, diventando progressivamente più frequente nel sesso.
Parliamo di scompenso sistolico quando c’è una ridotta capacità espulsiva del sangue e di scompenso diastolico se vi è una compromissione del riempimento ventricolare.
Lo scompenso cardiaco può avere diverse cause. L’insufficienza cardiaca si sviluppa in genere in seguito a un danno al muscolo cardiaco, ad esempio in conseguenza a un infarto del miocardio, a un’eccessiva sollecitazione dovuta all’ipertensione arteriosa non trattata o a una disfunzione valvolare. Sono invece fattori di rischio per lo scompenso diastolico condizioni quali il diabete, la sindrome metabolica, l’obesità, l’ipertensione e il sesso femminile.
L’elettrocardiogramma di molti pazienti affetti da scompenso cardiaco mostra un’alterazione denominata “blocco di branca sinistra” (BBS). È stato dimostrato che questa alterazione della propagazione dell’impulso elettrico nel muscolo cardiaco causa modificazioni dell’attività meccanica cardiaca, provocando una dissincronia di contrazione e quindi un peggioramento della capacità contrattile del cuore.
Lo scompenso cardiaco non è sempre clinicamente evidente: nello stadio precoce i pazienti sono asintomatici, oppure avvertono sintomi lievi, come per esempio affanno solo per sforzi molto importanti. Purtroppo l’andamento naturale della patologia è progressivo e i sintomi divengono gradualmente sempre più evidenti fino a indurre il paziente a effettuare accertamenti cardiologici per malessere o addirittura a rendere necessario il ricovero in ospedale. A causa dell’incapacità del cuore di pompare il sangue efficacemente e di fornire ossigeno a organi importanti come reni e cervello, ma anche ai muscoli, i soggetti affetti da scompenso cardiaco presentano una serie di sintomi, come ad esempio: dispnea (mancanza di fiato) da sforzo e talora anche a riposo, dispnea in posizione supina, tosse, astenia, edema degli arti inferiori, addome gonfio, perdita di appetito.
La gravità dello scompenso cardiaco viene classificata in base al grado di limitazione nello svolgimento dell’attività fisica: la New York Heart Association distingue lo scompenso cardiaco in quattro classi di gravità crescente (Classe I, II, III o IV).
La diagnosi di scompenso cardiaco è basata sulla valutazione clinica, che comprende l’anamnesi e l’esame fisico, e su indagini di laboratorio e strumentali.
Le più importanti di queste sono: elettrocardiogramma, dosaggio dei peptidi natriuretici (BNP e NT-proBNP), ecocardiogramma.
In alcuni casi si rende necessario effettuare esami invasivi come cateterismo cardiaco e coronarografia.
Lo scompenso cardiaco è una condizione cronica, che richiede al paziente, in seguito alla diagnosi, di iniziare un percorso di trattamento che prevede, in primis, un cambiamento dello stile di vita e una terapia farmacologica, che è molto efficace. Può anche poi richiedere trattamenti di tipo interventistico.
È fondamentale prestare attenzione al proprio stile di vita e contrastare i fattori di rischio cardiovascolare, come il fumo, il colesterolo alto, l’ipertensione arteriosa, il sovrappeso e la sedentarietà.
La possibilità di identificare una disfunzione ventricolare sinistra ancora asintomatica, noto precursore dello scompenso cardiaco sia di tipo sistolico che diastolico, e di iniziare quindi precocemente la terapia, ci induce a consigliare ai soggetti a rischio per scompenso cardiaco, un’attenzione maggiore in termini di diagnostica preventiva.
Dr. Giovanni Paolo Talarico [cardiologo]