“Trovava insopportabile l’idea di scomparire. Su un ponte panoramico o tra le braccia di una sconosciuta, in un campo di battaglia o davanti a un motel per commessi viaggiatori, tutti i maschi della sua famiglia, prima o poi, tagliavano la corda; solo lui non riusciva a farsene una ragione. Possibile che nel loro sangue si tramandasse un gene che li obbligava a dileguarsi?”
Sulla famiglia Benati grava una maledizione: tutti i componenti maschi, presto o tardi, sono destinati a scomparire per un lasso di tempo imprecisato; quando fanno ritorno le circostanze della loro fuga rimangono avvolte nel mistero. Prima è accaduto a Furio, sparito nella guerra di Etiopia e rimpatriato con disonore; poi a Berto, con il vizio delle scommesse, tornato con un dito mignolo mancante.
La premessa della narrazione prepara il lettore ad accogliere una storia di scomparsi, di fatti distanti e alienanti. Ma è solo l’arco scenico che apre il sipario a una rappresentazione realistica delle esperienze giornaliere di giovani adulti nati negli anni Ottanta.
A differenza di Tommaso, il fratello maggiore che eccelle in qualsiasi cosa si cimenti, Pietro è un ragazzo riservato, a tratti impacciato, senza alcuna qualità che lo contraddistingua: diviso tra il timore che la maledizione possa avverarsi da un momento all’altro e l’apparente impossibilità di scomparire come gli altri uomini della famiglia, perché degli altri, lui non possiede l’eccezionalità.
I randagi di Amerighi crescono in un mondo che si allarga a dismisura, spostando orizzonti e aspettative. Trovare il proprio posto, in uno spazio così grande, è un compito arduo, e nell’intento di compierlo si procede per tentativi, a volte si tracciano confini… e un confine, si sa, nasconde sempre altre possibilità. In questo mondo è necessario tenersi pronti a cambiare direzione, se necessario. È quello che succede a Pietro, che si affaccia all’Europa per cercare nuove possibilità di studio e di vita, ed è quello che succede a chi gli è accanto. I personaggi che si legano alla trama principale hanno tutti una storia da raccontare, senza rubare la scena, anzi, arricchendola con dettagli che impreziosiscono l’intero viaggio. Randagi è un ponte tra generazioni e temperamenti: chi, come Pietro, passa tutta la vita a prepararsi per non sentirsi mai all’altezza, e chi, come Dora, è alla ricerca affannosa di un’identità; due vite agli antipodi, uno è silenzio, l’altra è voce, l’uno necessario all’altra per scoprire nuove prospettive, e viceversa.