Sono una persona operosa e dinamica ma molto riservata, vengo da una famiglia operaia fatta di persone concrete e pratiche. L’impegno e la fatica non mi spaventano, me lo ha insegnato mia nonna, quinta di 12 fratelli, bracciante agricola.
Ho studiato Scienze Politiche e poi mi sono laureata in Scienze storiche, attualmente sto svolgendo un dottorato di ricerca in Storia Moderna. La mia vita è stata costellata da tante attività lavorative precarie attraverso le quali ho potuto contribuire economicamente alla mia formazione. Sin da giovanissima ho partecipato attivamente alla vita politica prendendo parte alle mobilitazioni universitarie e alle grandi battaglie referendarie degli ultimi anni per la gestione pubblica dell’acqua, contro il nucleare e le trivellazioni, per la difesa della Costituzione. La mia passione politica è nata e cresciuta nella mia comunità̀, ho fatto parte di associazioni di promozione sociale e culturale per la tutela dei beni comuni e del patrimonio storico-artistico. Le lotte ambientali sul nostro territorio hanno scandito il mio percorso e sono tutt’ora una parte importante del mio impegno.
Ho fondato e faccio parte del gruppo politico Genazzano in Comune, progetto nel quale sono confluiti diversi segmenti attivi della nostra comunità locale. Dopo molti anni di attività nei movimenti abbiamo scelto di portare il nostro impegno anche all’interno delle istituzioni, eleggendo per due legislature consecutive un consigliere comunale a Genazzano. Questo progetto ha incontrato e si è saldato ad altre esperienze politiche, da almeno due anni collaboriamo in maniera stabile con altre realtà municipali del Lazio all’interno della rete di Sinistra Civica Ecologista.
La mia candidatura al Consiglio regionale del Lazio è dunque la tappa di un percorso politico che viene da lontano ed è soprattutto il risultato di una storia collettiva, come recita lo slogan che abbiamo scelto per questa campagna elettorale, è espressione di un gruppo e di una rete di realtà ben radicate nel territorio.
Questa è la cifra che contraddistingue il nostro percorso, una storia di impegno, di crescita e coerenza che muove da precise istanze di giustizia sociale e ambientale e che parte dai territori di cui conosciamo bene le specificità e i bisogni.
Questa campagna elettorale è stata molto difficile. È stato difficile avvicinare le persone, suonare alla loro porta e convincerli ad ascoltarci per qualche minuto, è stato difficile fronteggiare la sfiducia, la disaffezione e la rabbia dei cittadini verso una politica che nei loro confronti si è mostrata egoista, autoreferenziale e lontana, incapace di ascoltare e men che mai di fornire risposte adeguate alle loro esigenze. Dobbiamo prendere atto di questa situazione drammatica anche se noi non ne siamo responsabili. Le nostre biografie personali e politiche raccontano una storia diversa di impegno gratuito e di lotte, una storia che rivendichiamo con forza. Quello che pensiamo è che, invece di mirabolanti programmi elettorali, sia necessario un cambiamento di paradigma, un modo di fare politica totalmente diverso in cui le scelte non vengano più calate dall’alto sui territori e sulle persone ma che sia basato sull’ascolto, sulla vicinanza ai cittadini e sulla partecipazione, un approccio nel quale anche il conflitto possa avere una propria rappresentanza.
Saremo dalla parte di chi è più fragile, è urgente ripensare e ricostruire la sanità territoriale, in questo senso la pandemia ci ha indicato la strada, in molti piccoli comuni non ci sono abbastanza medici di base, non sono garantiti i livelli essenziali di assistenza sanitaria, non abbiamo più una rete di consultori. Il PNNR offre in questo momento grandi opportunità, ma è una finestra che durerà solo fino al 2026 ed è fondamentale far arrivare queste risorse sui territori. È necessario implementare i servizi sociosanitari a sostegno di persone che vivono situazioni di disagio, attraverso servizi volti a favorire l’autonomia, l’assistenza domiciliare e la continuità assistenziale della persona disabile. Non è giusto che questa sia un’opportunità soltanto di chi ha redditi elevati e può ricorrere a strutture private. È necessario superare l’attuale disomogeneità che limita di fatto l’universalità di accesso ai servizi sanitari e sociosanitari. Ci batteremo per una sanità pubblica vicina ai cittadini che garantisca tempi di cura appropriati ma vogliamo anche una sanità che garantisca pienamente i diritti e l’applicazione della legge 194. Nel nostro distretto sfioriamo il 100% di obiezione di coscienza, per una donna esercitare il proprio diritto all’interruzione volontaria di gravidanza è praticamente impossibile.
Dentro la Regione Lazio resteremo al fianco dei movimenti e dei comitati con cui lottiamo da anni per la salvaguardia dell’ambiente e la promozione del territorio. Il principio di prossimità è quello che dovremo applicare allo smaltimento dei rifiuti estendendo e potenziando la raccolta differenziata su tutto il territorio regionale, soprattutto nella modalità porta a porta, favorendo la realizzazione di piccoli impianti e compostiere di comunità, la riduzione a monte dei rifiuti e l’economia circolare. Ci opporremo alla costruzione di nuovi inceneritori. Noi sappiamo bene quanto questo sia importante, lo sappiamo perché viviamo nella Valle del Sacco, conosciuta anche come la valle dei veleni, perimetrata come sito di interesse nazionale, uno dei siti più inquinati d’Europa, un luogo che attende e accetterà solo la bonifica.
Dobbiamo interrogarci su quale futuro possiamo offrire ai giovani, è necessario intervenire sulla scuola pubblica, la formazione professionale, l’Università e la ricerca. È indispensabile combattere la dispersione scolastica e mettere tutti nella condizione di accedere ai percorsi formativi perché l’istruzione non è un merito ma è un diritto. In Italia i figli di laureati hanno il 75 % di probabilità di studiare e laurearsi a loro volta per i figli di genitori che hanno la licenza media la percentuale scende al 12 %. Troppo dipende ancora dal contesto economico e socioculturale di origine, su queste disuguaglianze dobbiamo agire offrendo a tutti le stesse opportunità per questo proporremo un reddito di formazione. I più giovani hanno bisogno di spazi, luoghi di aggregazione all’interno dei quali esprimersi e coltivare liberamente la socialità e le proprie passioni.
Vogliamo una regione che investa di più sull’agricoltura, sulla transizione energetica e sulla rete dei trasporti pubblici. Vogliamo una regione in cui ci siano più diritti, in cui vengano ripensate le politiche abitative e istituita un’Agenzia sociale per il diritto alla casa. Vogliamo più tutele per i lavoratori, per i precari e per le donne. Vogliamo una regione accogliente e solidale in cui tutti e tutte possano sentirsi al sicuro, una regione in cui sviluppo, opportunità e redistribuzione di reddito camminino di pari passo.
Claudio Marotta, la persona con cui ho condiviso questo viaggio non è solo un volto, un nome scritto vicino al mio, è una persona che conosco bene e con la quale condivido un orizzonte di valori, una visione del mondo. Claudio è soprattutto un lavoratore instancabile e di persone come lui abbiamo grande bisogno.
Ci siamo messi in gioco perché sentiamo l’urgenza di contribuire a costruire una società della cura, materna e non matrigna, accogliente e con meno disuguaglianze, attenta alla salute delle persone e dell’ambiente. Con le nostre storie personali e con il nostro radicamento territoriale sentiamo di rappresentare un nuovo modo di fare politica, lontano dai vecchi giochi di potere, dalle soluzioni improvvisate, dall’odio verso gli ultimi.
Con questo voto non chiediamo soltanto di sceglierci per rappresentare i nostri territori nel Consiglio regionale ma chiediamo anche di dare fiducia e sostenere un progetto politico. Abbiamo bisogno di rimetterci in cammino. Noi ci siamo e ci saremo.